giovedì 5 marzo 2020

TRAVERSATA DELLA CIMA BUSAZZA

Sono passati ormai più di sei mesi da quella giornata passata nel gruppo della Presanella con Sergio. Come altre volte ripercorriamo assieme una cresta dal valore storico e alpinistico, anche qui in tempo di guerra si presidiava il confine, a ben 3325 metri di quota, tra pilastri e placche di granito a picco tra val di Sole e val di Genova, una lunga e articolata cresta ormai dimenticata.
Quante volte mio papà mi aveva parlato del passo dei Segni, lui era salito dalla val di Genova e li c'erano diversi resti della guerra bianca tra cui molti elmetti. Al passo ha inizio la lunga cresta che porta alla cima, ma è già un'avventura arrivare fin qui, da un lato c'è molto dislivello per un sentiero di cacciatori e pastori e poi lunghi e ripidi pascoli e pietraie, dall'altro si può raggiungere più velocemente dagli impianti del Presena ma il vecchio ghiacciaio si è abbassato lasciando una paretina e molti sfasciumi.
Ricordo la traversata in cresta come una grande avventura, è lunga, affilata e articolata, si è costretti ad arrampicare molti pinnacoli e calarsi sul lato opposto, alcuni si possono aggirare sul lato sud dove la roccia è più scura e lichenosa, alcune volte a nord sul granito chiaro, l'esposizione è garantita per molte ore, non è sempre evidente dove passare e a volte si perde tempo a cercare il passaggio. Lungo il percorso si trova qualche vecchio chiodo e cordino di calata, molte costruzioni e resti di guerra. La Busazza è formata da tre cime, anticima ovest, che più spesso viene raggiunta dal ripido canale ovest per scendere con gli sci, l'anticima est, che si raggiunge con la via normale dalla val Cercen per un lungo canalone di neve, placche e sfasciumi e la cima centrale, che è la più alta, questa raramente viene salita perché è separata dalle altre da una cresta affilata e sul lato est una recente frana ha reso il passaggio ancora più laborioso.
Secondo la guida CAI-TCI era stata percorsa nel 1913 e in tempo di guerra era stata discesa dalla guida Dibona con alcuni militari. Era divenuta un percorso normale di guerra e poi ripetuta sul filo di cresta con difficoltà fino al IV.
Gustare il tramonto sui grandi ghiacciai del Pian di neve dal nevaio sotto la cima è stato un momento intenso ed emozionante, la discesa da li la conoscevo bene, è lunga e sconnessa, siamo arrivati in val Genova stanchi morti a notte fonda.









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