domenica 15 marzo 2020

SICILIA 4 e 5

La stagione invernale sulle piste si è conclusa in anticipo, nei giorni scorsi Marco lavorava con me e mi son venute in mente le giornate passate in Sicilia nel novembre 2018 e maggio 2019 con lui! L'affiatato team Mari e Monti non delude mai le aspettative: riusciamo sempre a cenare tardi come si usa lì, a partire tardi la mattina, ad abbuffarci (soprattutto io), a dormire dove capita, a fare un sacco di km in macchina e anche ad arrampicare... Sempre posti nuovi ma con le solite persone che ti fanno stare bene!
E così ci riscaldiamo a Controalfano sulle canne del siracusano, poi finiamo nelle Cave d'Ispica vicino a Modica, dove la piccola Yaris non vuole più risalire dal fondo del canyon... Ci riusciamo di notte sotto il temporale. Visti i limiti del mezzo andiamo poi a Monte Venere sopra Taormina, così, ammesso che ci si arrivi... poi è tutta discesa! Tiro dopo tiro sta crescendo ora questo settore super panoramico. Ultimo giorno a Capo Calavà: scaliamo una parete di granito a picco sul mare con vista sulle isole Eolie, ma di questo giorno l'avventura è stata il ritorno verso l'aeroporto, un incidente in autostrada sembrava non dare speranza ma ci abbiam creduto fino alla fine attaccati ai sedili della Touran.
A maggio sembra che i voli dalla Sicilia verso qualsiasi destinazione di arrampicata nel Mediterraneo siano proibitivi e visto che in Sicilia i posti da vedere sono ancora molti, prosegue il vagabondaggio con il riscaldamento a Cassaro, in una falesia poco frequentata. Attraversiamo poi i monti Nebrodi tra boschi bellissimi per raggiungere la Rocca del Casto ad Alcara Li Fusi, una parete di calcare giallo e grigio in un posto silenzioso di pecore e pastori. Due giorni li passiamo a Mondello, tra le pareti di monte Pellegrino e Capo Gallo, il mare più caldo di quel che sembra e le leccornie da Testaverde. Ultimo giorno sul Pizzo Campana alla Rocca Busambra, sembra un'isola nell'isola: la roccia liscia compatta e grigia, la vegetazione e i prati di un verde acceso e uno spazio così grande senza case.
Grazie Jonny, grazie Peppe, grazie Marco, grazie Sicilia!



















giovedì 5 marzo 2020

TRAVERSATA DELLA CIMA BUSAZZA

Sono passati ormai più di sei mesi da quella giornata passata nel gruppo della Presanella con Sergio. Come altre volte ripercorriamo assieme una cresta dal valore storico e alpinistico, anche qui in tempo di guerra si presidiava il confine, a ben 3325 metri di quota, tra pilastri e placche di granito a picco tra val di Sole e val di Genova, una lunga e articolata cresta ormai dimenticata.
Quante volte mio papà mi aveva parlato del passo dei Segni, lui era salito dalla val di Genova e li c'erano diversi resti della guerra bianca tra cui molti elmetti. Al passo ha inizio la lunga cresta che porta alla cima, ma è già un'avventura arrivare fin qui, da un lato c'è molto dislivello per un sentiero di cacciatori e pastori e poi lunghi e ripidi pascoli e pietraie, dall'altro si può raggiungere più velocemente dagli impianti del Presena ma il vecchio ghiacciaio si è abbassato lasciando una paretina e molti sfasciumi.
Ricordo la traversata in cresta come una grande avventura, è lunga, affilata e articolata, si è costretti ad arrampicare molti pinnacoli e calarsi sul lato opposto, alcuni si possono aggirare sul lato sud dove la roccia è più scura e lichenosa, alcune volte a nord sul granito chiaro, l'esposizione è garantita per molte ore, non è sempre evidente dove passare e a volte si perde tempo a cercare il passaggio. Lungo il percorso si trova qualche vecchio chiodo e cordino di calata, molte costruzioni e resti di guerra. La Busazza è formata da tre cime, anticima ovest, che più spesso viene raggiunta dal ripido canale ovest per scendere con gli sci, l'anticima est, che si raggiunge con la via normale dalla val Cercen per un lungo canalone di neve, placche e sfasciumi e la cima centrale, che è la più alta, questa raramente viene salita perché è separata dalle altre da una cresta affilata e sul lato est una recente frana ha reso il passaggio ancora più laborioso.
Secondo la guida CAI-TCI era stata percorsa nel 1913 e in tempo di guerra era stata discesa dalla guida Dibona con alcuni militari. Era divenuta un percorso normale di guerra e poi ripetuta sul filo di cresta con difficoltà fino al IV.
Gustare il tramonto sui grandi ghiacciai del Pian di neve dal nevaio sotto la cima è stato un momento intenso ed emozionante, la discesa da li la conoscevo bene, è lunga e sconnessa, siamo arrivati in val Genova stanchi morti a notte fonda.









lunedì 13 maggio 2019

GIORDANIA, NON SOLO WADI RUM

L'inverno non ci pensa nemmeno a finire sulle Alpi, ma aprile in Giordania può essere già molto caldo, io e Linda siamo partiti con l'idea di arrampicare, andare al mare e vedere qualcosa di interessante di questo paese che per cultura e territorio è molto diverso dal nostro. Ottenuto il visto e noleggiata la macchina ad Amman ci spostiamo a Madaba, una città con tanti spunti storici e culturali. Qui passa strada dei re, una strada antica che attraversa la Giordania da nord a sud, molto vicino è il monte Nebo, dove si dice Mosè vide la terra promessa. Con una strada ripida in un territorio arido e desolato con montagne di terra dai colori caldi, scendiamo verso il mar Morto, il  secondo lago più salato al mondo che si trova nel punto più basso della terra: -400 metri. Ero scettico di riuscire a galleggiare pure io, si è rivelato vero tanto da sentirsi goffi a nuotare!
Tra l'altopiano della strada dei re a 750 metri e la depressione del mar Morto, l'acqua ha scavato negli anni nella tenera roccia di arenaria dei canyon meravigliosi lunghi molti chilometri, chiamati wadi, alcuni corre acqua solo in inverno, altri fino in primavera o estate. Sono uno spettacolo della natura! Le forme della roccia, i suoi colori, le anse che si son formate tra pareti altissime e la vegetazione che a volte è rigogliosa come nella riserva naturale di Dana.
I sapori a volte richiamano i Balcani, ma hanno il loro carattere. La basbousa, la torta di semolino miele e mandorle, i biscotti ripieni di datteri, tanta carne tenerissima, di pollo o agnello, cotta dai beduini in un forno sotto la sabbia, il pane arabo, l'hummus, i falafel, lo za'atar, una miscela di spezie sesamo e sale e il caffè col cardamomo.
Ci spostiamo nel deserto, torrido al sole e freddo di notte, nell'accampamento di Abdullah, un beduino col quale leghiamo. Con lui sfrecciamo con delle jeep improbabili a tutta velocità tra le pareti rosse marron come la sabbia sulla quale guida. Scaliamo sulle antiche tracce dei cacciatori beduini, lungo placche e cenge esposte e su ripide fessure e diedri perfetti, in parete tra le clessidre e gli strani appigli di arenaria.
Questo popolo ci tiene alla propria identità, e nonostante smartphone e jeep anziché cammelli, lo si vede! Sono i veri arabi, al confine con l'Arabia Saudita, disponibili e ospitali.
Poi si va al mar Rosso! Linda nuota tra i coralli e io ci provo soltanto...E Petra! E' davvero bella e ci sorprende, una notte improvvisata in una grotta nabatea con un gatto, e per finire un bambino ci scorta alla macchina dall'uscita sul retro dopo esserci persi!

Winter does not even think about ending up in the Alps, but April in Jordan can already be very hot, Linda and I started with the idea of ​​climbing, going to the beach and seeing something interesting about this country a culture and territory so different from ours. Having obtained the visa and rented the car in Amman we move to Madaba, a historical and cultural city. Here passes the kings road, an ancient road that crosses Jordan from north to south, very close is Mount Nebo, where it is said Moses saw the promised land. With a steep road in an arid and desolate territory with mountains of mud in warm colors, we descend towards the Dead Sea, the second saltiest lake in the world which is located at the lowest point of the earth: -400 meters. I was surprised to float as well, enough to feel weird to swim!
Between the kings road plateau at 750 meters and the Dead Sea depression, water has carved over the years in the soft sandstone wonderful canyons, called wadi, some have water just in winter, others up to spring or summer. They are a majestic! The shapes of the rock, its colors, the loops that have shaped between very high walls and the vegetation that sometimes is luxuriant as in the natural reserve of Dana.
The flavors sometimes recall the Balkans, but have their character. The basbousa, the honey and almond semolina cake, the cookies filled with dates, lots of tender meat, chicken or lamb, cooked by the Bedouins in an oven in the sand, Arabic bread, hummus, falafel, za'atar, a mixture of sesame  salt and spices and coffee with cardamom.
We move into the desert, hot in the sun and cold at night, staying in Abdullah  beduin camp. With him we drive with improbable jeeps at full speed between the walls, red-brown like the sand we drive on. We climb on the ancient traces of Bedouin hunters, along exposed slabs and ledges and on steep cracks and perfect corners, on wall with strange sandstone holds.
This people cares about their identity, and despite smartphones and jeeps instead of camels, you can notice it! They are the real Arabs, on the border with Saudi Arabia, kind and hospitable.
After we went to the Red Sea! Linda swam among the corals and I just tried it... And Petra! It is really beautiful and surprised us, an unexpected night in a Nabataean cave with a cat, and to finish a child guided us to the carpark from the back exit after being lost!