giovedì 15 ottobre 2020

MARCHE E ABRUZZO 2020

Che quest'anno non ci si potesse organizzare in anticipo lo avevamo capito, questa volta anche il meteo ci ha fatto improvvisare un cambio di programma qualche ora prima di partire. Poco importa dato che viaggiamo con la nostra macchina; al nord fa brutto, noi siamo diretti nelle Marche e Abruzzo.
Per me l'Appennino Marchigiano è stato scalare alla Balza Forata, Rio Vitoschio, la parete Oggioni nella gola della Rossa, i daini, i gamberi di fiume, i boschi verde scuro, le cave, i borghi antichi come Offagna e Corinaldo e una crescia saporita nella Gola del Furlo.
I Monti Sibillini sono stati invece incamminarci di notte e raggiungere il Pizzo del Diavolo tra le nebbie scalando sopra i laghi di Pilato asciutti. Dalle cime si vede la piana di Castelluccio di Norcia, dove coltivano le lenticchie e tutto attorno il verde chiaro delle praterie fa un netto contrasto con i boschi verde scuro.
I segni del terremoto ad Amatrice (dopo 4 anni) e a L'Aquila (dopo 11) sono molto forti, negli edifici, nella gente, nel patrimonio artistico.
Il Gran sasso è stato partire nella fitta nebbia e trovarci in cima al Corno Grande da soli col vento fortissimo, scalare sulle stupende placche a buchi e clessidre del Corno Piccolo con il piumino e i guanti, mangiare arrosticini, pasta alla gricia e agnello a volontà, ammirare i boschi di faggio dei piani di Tivo e le brulle e infinite piane di Campo Imperatore, passeggiare nei vialetti di Pietracamela.
Anche questa volta il mare è saltato visto il vento, le temperature e la pioggia... Così salutiamo l'appennino con l'ultima arrampicata alla falesia di Roccamorice ai piedi della Majella.

Also this time we had to change our program a few hours before leaving. In all the Alps the weather is bad, we decided to go towards Marche and Abruzzo.
On the Appennino Marchigiano we climbed Balza Forata, Rio Vitoschio crag, parete Oggioni in Gola della Rossa, we saw deers, crayfishes, dark green woods, quarries, ancient villages such as Offagna and Corinaldo and we ate tasty crescia at gola del Furlo.
We started walking at Monti Sibillini in the dark, and we climbed Pizzo del Diavolo in the fog over dry lakes of Pilato. From the peak you can see Castelluccio di Norcia, where lentils grow and all around the light green prairies makes a sharp contrast with the dark green woods.
The earthquake left  many signs in Amatrice (after 4 years) and in L'Aquila (after 11) in both buildings and people.
At Gran Sasso we could reach the top of Corno Grande with strong wind and fog, we could also climb the beautiful slabs on Corno Piccolo with warm clothes and gloves, we ate arrosticini, pasta alla gricia and a lot of lamb, we loved to watch the beech woods close to Piani di Tivo and the infinite plains of Campo Imperatore and we had a nice walk on the narrow streat in Pietracamela village.
Also this time we couldn't go to the sea due to wind, low temperatures and rain ... So we said goodbye to the Apennines with the last climb in Roccamorice crag in Majella.


































mercoledì 2 settembre 2020

LA LINEA DEGLI HONVED

La cresta spartiacque che divide la val Seniciaga dalla val di Lares, nei tempi della Prima Guerra Mondiale, era stata attrezzata e presidiata dai soldati dell'impero Austro-ungarico provenienti dall'Ungheria: gli Honved. Era una linea secondaria che doveva sbarrare e difendere la val di Genova, in particolare dalla località Fontana Bona fino al villaggio dei Pozzoni a quasi 3000 metri: circa 10 km in linea d'aria.
Ora lungo questa cresta resistono ancora molte testimonianze della Guerra Bianca, in parte valorizzate da percorsi segnati, ed è possibile percorrerla completamente con le dovute precauzioni. Si tratta di una cresta alpinistica a tutti gli effetti, che parte da una dorsale di bosco e arriva ad un'affilata cresta rocciosa dove bisogna utilizzare la corda.
Ho avuto la possibilità di percorrerla completando la traversata in due giorni diversi. 
La prima parte, dal fondovalle a cima degli Obici, con Fabrizio è stata una lunga giornata con più di 2000 metri di salita e discesa in 20 km. Partendo dalla val Seniciaga si sale al monte Stavel su sentiero per poi raggiungere l'Om di Lares su tracce e trincee con vegetazione. Da qui il terreno si fa più esposto con canaloni e versanti molto ripidi: per salire al monte Ospedale ci sono diversi passaggi in cresta, su prati ripidi, placche di granito o sfasciumi dove non bisogna fare errori, nonostante non sia mai difficile. Lungo questo tratto si trovano alcuni ancoraggi ormai inaffidabili, e tracce del vecchio camminamento. Il tratto per raggiungere da qui cima degli Obici è il più facile e interessante con lunghe trincee ed i resti dei cannoni. Dalla cima si scende per sentiero di guerra al passo Altar che mette in comunicazione la val Genova con la val Borzago, qui è presente la vecchia stazione delle teleferiche.
La seconda parte di cresta l'ho percorsa con Sergio dal passo dei Pozzoni alla cima degli Obici. Questa volta la logistica migliore è la val Borzago con il rifugio Carè Alto, la cresta richiede qualche dote alpinistica ulteriore e oltre al passo fermo, è indispensabile avere una corda. Dal monte Coel: la prima cima che si raggiunge senza difficotà, diversi sono i gendarmi da aggirare e salire, alcune corde doppie e passaggi in arrampicata conducono poi alla cima di Pra Vecchio e alla cima degli Obici. Il percorso è molto articolato e da cercare, in parte è segnato da bolli rossi e sono state attrezzate alcune soste con fix per le calate, per il resto bisogna sapersi assicurare su spuntoni. lungo questo tratto di cresta si possono trovare molte postazioni, camminamenti di pietra e vecchi ancoraggi, purtroppo la maggior parte dei ponticelli e scalette di legno sono ormai crollati ma è possibile vedere dove erano posizionati per consentire ai soldati di muoversi senza essere visti dal nemico.
Come molti altri itinerari nel gruppo Adamello-Presanella, questo è un percorso escursionistico e alpinistico di tutto rispetto, con un grande valore storico e un incredibile panorama sul ghiacciaio del Carè Alto, Presanella e Brenta dove difficilmente si trovano persone, ma piuttosto camosci, stambecchi, donnole, marmotte e rapaci.